IL GIORNALE IDEALE
Viviamo un’epoca caratterizzata dai social network, attraverso i quali ci illudiamo di dare un'immagine particolare di quel che pensiamo, del nostro intendere il mondo e di noi stessi, imbottendo compulsivamente le nostre bacheche con repost, condivisioni e contenuti precotti.
In questo panorama di omologazione generale Il Giornale Ideale sfrutta la maturazione lenta dell'editoria cartacea, e ci porta nelle visioni, nei sogni e nelle opinioni dei suoi autori, che sono anche i suoi principali lettori.
Articoli e scoop che di volta in volta delineano una storia, una speranza o una frustrazione immaginate; una mescolanza di notizie belle e brutte, più o meno ciniche o assurde, intime o universali, ma senz’altro “ideali” e autentiche per chi le ha scritte. Non c’è posto per le fake news tra queste pagine, che esistono per raccogliere e conservare, nero su bianco, proprio quelle notizie che gli autori de Il Giornale Ideale avrebbero voluto leggere sul proprio quotidiano di fiducia.
A riempire le pagine di questa edizione “via Arquata” de Il Giornale Ideale sono stati non solo gli abitanti di via Arquata, ma anche chi in quest’area e per quest’area lavora, studia, gravita per motivi diversi.
FRANCO ARIAUDO
La sua ricerca si muove tra antropologia, sociologia, ritualismo, sport e tempo libero. Nei suoi lavori, Ariaudo indaga, e talvolta destabilizza, quei cortocircuiti antropologici e sociali che portano alla formazione di una specifica linea di pensiero, all’instaurazione di una tradizione o semplicemente all’espressione di un cliché. Sul piano formale Ariaudo costruisce dispositivi scultorei o installazioni e mette in atto performance e progetti partecipativi che, in virtù di piccole variazioni percettive, mirano a ricalibrare lo sguardo abituale dello spettatore sulle cose.